lunedì 22 aprile 2013

Chissà perché il Piddì non ha voluto votare Rodotà

Alla luce dei recenti avvenimenti, mi è senbrato utile al ragionamento ripescare questo vecchio articolo di Rodotà:

"  l' accento non è più posto sul soggetto proprietario, ma sulla funzione che un bene deve svolgere nella società. Partendo da questa premessa, si è data una prima definizione dei beni comuni: sono quelli funzionali all' esercizio di diritti fondamentali e al libero sviluppo della personalità, che devono essere salvaguardati sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo più lontano, abitato dalle generazioni future. L'aggancio ai diritti fondamentali è essenziale, e ci porta oltre un riferimento generico alla persona. In un bel saggio, Luca Nivarra ha messo in evidenza come la prospettiva dei beni comuni sia quella che consente di contrastare una logica di mercato che vuole "appropriarsi di beni destinati al soddisfacimento di bisogni primarie diffusi, ad una fruizione collettiva". Proprio la dimensione collettiva scardina la dicotomia pubblico-privato, intorno alla quale si è venuta organizzando nella modernità la dimensione proprietaria. Compare una dimensione diversa, che ci porta al di là dell' individualismo proprietarioe della tradizionale gestione pubblica dei beni. Non un' altra forma di proprietà, dunque, ma «l' opposto della proprietà»"

Naturalmente, consiglio di leggerlo tutto.

Rodotà è anche il primo firmatario dell'appello per la scuola pubblica del Comitato Articolo 33 di Bologna, al quale è collegato un referendum consultivo che si terrà la prossima domenica... E qui entra in gioco il PD, che amministra il Comune di Bologna, che dà una barca di quattrini agli asili privati (confessionali).

http://www.internazionale.it/opinioni/wu-ming/2013/04/09/fionde-contro-carri-armati/0/

"L’indizione di questo referendum ha anche il merito di portare alla luce una connessione d’interessi politici ed economici trasversali. Per rendersene conto è sufficiente osservare la composizione del tavolo alla conferenza stampa di presentazione del comitato pro-B.
Come campione è stato scelto un personaggio di levatura nazionale, il professor Stefano Zamagni (classe 1943), il cui curriculum parla da solo. Docente di economia all’università di Bologna, già insegnante alla Bocconi, presidente dell’Agenzia per il terzo settore, membro della New York academy of science, nonché consulente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, membro della Pontificia accademia delle scienze sociali, già consulente di papa Benedetto XVI.
Al suo fianco in conferenza stampa, Walter Vitali, senatore del Pd, due volte sindaco di Bologna negli anni novanta, e un paio di ex assessori delle medesime giunte, ovvero i fautori del modello integrato di scuola pubblico-privato, varato nel 1995.
A seguire, il segretario cittadino della Cisl; il presidente nazionale di Federcultura-Confcooperative; l’ex prorettrice dell’università.
Insomma, dietro allo stesso tavolo parlano con una sola voce la burocrazia del partito di governo cittadino, i baroni universitari, le cooperative bianche, il sindacato d’ispirazione cattolica," 

Anche questo, naturalmente, consiglio di leggerlo tutto.
Tra l'altro, abito in Toscana, regione dove le amministrazioni sono quasi tutte PD, e dove, dall'acqua, alla gestione dei rifiuti, alla riscossione di multe e tributi (fin dalla prima metà degli anni '90) è stato privatizzato tutto il privatizzabile.
Ora una sentenza imporrebbe ai gestori degli acquedotti di restituire agli utenti la quota nelle bollette della remunerazione degli investimenti e lorsignori non ne vogliono sapere... e qui il discorso rischia di farsi lungo.

1 commento:

  1. Che presidente della repubblica sarebbe stato Rodotà! Un gigante in mezzo ai nani... ma come potevano i nani, eleggerlo? Ho tempestato, come tanti altri, i parlamentari e i grandi elettori del PD di messaggi, ma a niente è valso. Sono stati veramente scandalosi, e per questo la pagheranno, prima o poi.

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